Riforma costituzionale, un passo avanti per il Paese
C’è ancora tempo, di qui al referendum di ottobre, perché ci possa davvero essere uno spazio di confronto liberato da contrapposizioni che ricordano le tifoserie delle curve di uno stadio. Anche e soprattutto per questo, guardare alla riforma costituzionale dal punto di vista degli studiosi è utile. Il dibattito politico “così come si è sviluppato fino a oggi ci fa perdere un po’ di vista i contenuti della riforma. Prevalgono i toni della polemica politica. Sono tra coloro che ritengono che il clima esasperato e i toni esasperati non aiutino. Una collocazione “da curve di uno stadio”, una “divisione tra chi è pro e chi è contro Renzi fa perdere di vista la riforma, che presenta aspetti non compiuti, imperfezioni, limiti e punti di forza che meritano il confronto e il dibattito. Non mi piace, ad esempio, quando si dice che se vince il sì un terzo dei politici andrà a casa. Credo che non si faccia un buon servizio, si dà il senso che la politica sia una sovrastruttura pesante, qualcosa di abusivo. Sono da rigettare allo stesso modo le “esasperazioni” e le “grida di allarme” di chi “ha parlato di attacco alla sacralità della Carta costituzionale, o addirittura di colpo di Stato.
Nei suoi aspetti rilevanti la riforma invece merita attenzione e interesse:il superamento del bicameralismo, la definizione di corsie preferenziali per i provvedimenti che il governo ritenga più urgenti e più qualificanti per l’attuazione del programma, la semplificazione tentata attraverso l’eliminazione della legislazione concorrente tra Stato e Regioni. Il percorso di riforma costituzionale è perfettamente coerente con quanto previsto dall’articolo 138 della Costituzione. Rimangono inalterati i principi fondamentali, la parte dei diritti e dei doveri dei cittadini, delle libertà. La Repubblica rimane sostanzialmente ad impianto parlamentare. Così come le mancanze non vanno taciute: avrei auspicato il superamento delle Regioni a statuto speciale, preferito una accentuazione più federalista delle Regioni, mentre si tende ad un riaccentramento. E avrei voluto riferimenti più chiari e netti all’Europa come scelta politica qualificante e definitiva. Sono dell’idea che il Paese avrebbe più danni dalla vittoria del no al referendum, mentre la vittoria del sì potrebbe aiutare, nonostante anche questa riforma sia stata approvata, a stretta maggioranza anche questa volta, come già nel 2001 e nel 2006. Credo che la riforma costituzionale consenta al Paese di fare un passo avanti. Le riforme vanno valutate in riferimento all’interesse generale e non in relazione stretta con questo o quel Governo.