Camp Darby, quali sono le reali prospettive dell’area
Mozione approvata in consiglio
La base militare statunitense di Camp Derby è una presenza consolidata sul territorio da oltre sessanta anni e nel tempo ha avuto un impatto importante anche sotto il profilo economico ed occupazionale. La politica Usa negli ultimi anni muove verso una riorganizzazione della presenza militare in Europa, infatti la base toscana ha già subito un notevole ridimensionamento divenendo di fatto una guarnigione “satellite” della base di Vicenza. Camp Darby nacque in uno scenario geopolitico in cui il mondo era diviso in due grandi blocchi che facevano capo da un lato agli Usa e dall’altro all’Urss e l’Italia era la frontiera avanzata dell’occidente; con la caduta del muro di Berlino questo scenario non esiste più, i mutamenti delle relazioni internazionali stanno tracciando un quadro in cui l’Europa dovrebbe avere un ruolo più forte, incisivo ed autonomo.
“A questo punto dobbiamo chiederci: quali sono le reali prospettive della base di Camp Darby? E dobbiamo lavorare per trovare la risposta insieme, enti locali, Regione e Governo – spiega Andrea Pieroni, consigliere regionale PD –. Ho deciso, anche raccogliendo le sollecitazioni locali ed in particolare l’ordine del giorno approvato dal Consiglio comunale di Pisa nel giugno 2017, di porre nuovamente l’attenzione della giunta regionale sull’argomento, perché sono convinto sia importante avviare presto un percorso di confronto per capire, conoscere e verificare quale sia la prospettiva e se sia da considerarsi ancora attuale e necessaria la presenza della Base Americana di Camp Darby.”.
In particolare, la mozione di Pieroni, sottoscritta anche dalla capogruppo di Mdp Serena Spinelli e approvata a maggioranza dall’aula del Consiglio regionale, impegna la giunta regionale a mettere in atto tutte le iniziative possibili nei riguardi del Governo nazionale al fine di: comprendere quali siano le reali prospettive operative dell’insediamento militare di Camp Darby nell’ambito di uno scenario internazionale in rapida evoluzione; e rilanciare un dibattito e un confronto tra le istituzioni locali in relazione all’ avvio certo di un percorso, per anni auspicato, di graduale ritorno dell’area di Camp Darby nella disponibilità dell’Italia e delle comunità del territorio.
“Le motivazioni che mi hanno spinto a proporre questo atto – prosegue Pieroni – sono molteplici: innanzitutto, definire le prospettive di Camp Darby è importante per avere un quadro più chiaro possibile del futuro dei civili impiegati nella base, che ad oggi sono circa 400; poi perché la scadenza prevista dal piano di riorganizzazione Usa entro la quale decine di ettari di superficie torneranno sotto il controllo italiano è fissata per il 2019 e non è dunque poi così lontana; infine, perché auspico che la realizzazione del progetto del nuovo tratto ferroviario, da Tombolo alla base, sia portata avanti guardando alla sicurezza della mobilità, ma anche con un chiaro piano per il futuro”.
“Ma – conclude Pieroni – oltreché occuparsi del progetto che riguarda la realizzazione della ferrovia, è importante dunque interrogarsi su quale sia, oggi, la reale funzione della base di Camp Darby nel nuovo scenario internazionale. Perché interessarsi del progetto considerandone solo l’impatto ambientale e non il resto, come ha fatto qualcuno nei giorni scorsi, è un po’ fare come chi si ferma a guardare il dito senza accorgersi che punta alla luna”.