Non gettiamo discredito sul Distretto del Cuoio, invito l’onorevole Nicchi a visitare le concerie
Approfondire la situazione occupazionale del distretto del cuoio non è certo cosa disdicevole, ma serve farlo in maniera vera e responsabile con numeri attendibili. Voglio ricordare all’onorevole Nicchi come ho già fatto nei mesi scorsi replicando in Consiglio regionale ad una mozione dal contenuto analogo del gruppo Sì Toscana a Sinistra, che la ricerca, “Una storia di cuoio”, su cui si basa l’atto, non è un punto di partenza attendibile. Anzi, rappresenta una realtà che non esiste. Più volte le tesi di questa analisi sono state confutate, dunque dispiace assistere, di nuovo, al tentativo di gettare in cattiva luce un sistema imprenditoriale con una lunga tradizione alle spalle e un forte legame col territorio. Il distretto del cuoio di Santa Croce sull’Arno è una realtà in cui da decenni gli imprenditori investono risorse per migliorare standard di sicurezza sul lavoro e qualità dell’ambiente. Mi fa piacere leggere che la Cgil parla di un ‘polverone che non serve’. Non si capisce a chi faccia gioco insistere, questa volta con un’interrogazione parlamentare, sui risultati diffusi dal Centro Nuovo Modello di Sviluppo di Vecchiano. Non mi sottraggo al confronto sul tema, ma sono convito che serva farlo basandosi su numeri validi. Nella ricerca si parla di 12.700 addetti. I dati UNIC ci dicono invece che i dipendenti del distretto sono 5874 e che possono arrivare a 7000 se prendiamo in considerazione anche gli interinali. A fronte di questi numeri, qual è il bacino di riferimento della ricerca? Il distretto del cuoio è una realtà ben precisa, i numeri esistono e meritano di essere analizzati correttamente. Ne fanno parte sei Comuni, 5 della provincia di Pisa e 1 dell’area fiorentina, raccoglie 600 aziende, registra 1,5 miliardi di fatturato all’anno. Credo che sarebbe l’ora di lasciare perdere questa analisi e concentrarsi, invece, su dati più recenti che meritano attenzione e impegno. Mi riferisco a quelli resi noti pochi giorni fa dalla Camera di Commercio pisana che nel terzo semestre 2016 registrano una flessione delle esportazioni del settore conciario verso Hong Kong, Cina, Polonia, Taiwan – ottimi invece i risultati conseguiti in Francia, India e Stati Uniti. Cerchiamo di analizzare il perché di alcuni dati col segno meno, dato che il 70 per cento della produzione del distretto è destinato proprio all’export. Non mi sono mai sottratto ad esaminare tematiche legate al mondo del lavoro, quando vi è una vertenza ho sempre messo e sempre indirizzato tutto il mio impegno alla salvaguardia dei livelli e delle condizioni occupazionali. Ma semplicemente la fotografia scattata dal centro di ricerca di Vecchiano è sbagliata, non corrisponde al vero. Chiedo perché continuare ad insistere in questa direzione invece di guardare e approfondire numeri molto più attuali e verificabili? L’invito che faccio a tutti è quello di lavorare insieme per questo distretto, senza infangarne la storia e l’operato dei protagonisti, che sono imprenditori e lavoratori.